Gli albori del giornalismo on-line

Pubblicato il da Cristiano Nesta


Il battesimo del giornalismo italiano sul web avvenne grazie all’esperimento di un piccolo quotidiano: “L’Unione sarda”. Questo è il più antico giornale e diffuso giornale in Sardegna, fondato nel 1889 ed è stato soprattutto il primo quotidiano italiano ed europeo ad aprire le porte alla pubblicazione on line, ispirandosi ai siti realizzati dai colleghi d’oltreoceano.
Dagli esperimenti effettuati negli Stati Uniti erano trascorsi quasi tre anni, era la fine del 1994 e come si legge dalla presentazione che alla vigilia di questa nuova modalità di fruizione di notizie venne fatta del sito (per maggiori approfondimenti
http://www.ipse.com/tempo/unione.html ) i toni erano entusiastici: si intravedeva la possibilità di un accesso all’informazione senza più limiti spaziali, bastava solamente essere dotati di una connessione telefonica. Veniva meno quindi il rapporto con la carta, l’informazione era veicolata dal nuovo mezzo di comunicazione. Il grande entusiasmo di chi aveva partecipato al progetto e lo slancio del proprietario Niki Grauso, patron del primo grande provider, “Video on line”, non portò agli effetti sperati.
La versione telematica del quotidiano non ebbe il successo previsto. La causa è stata soprattutto individuata nella scarsa diffusione della rete nella realtà di allora (si stima che nel 1995 gli internauti in Italia fossero 400.000), ma anche nella natura stessa del giornale, fin dalla sua fondazione a carattere regionale e quindi poco scarsamente capace a proporsi all’improvviso ad un pubblico nazionale e globale.
Tra la primavera e l’estate del 1995 anche altri quotidiani italiani (“La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, “La gazzetta dello sport”, L’Unità”) iniziarono a proporre dei contenuti in internet. La loro offerta però era decisamente limitata, non riguardava l’intero quotidiano come per L’Unione Sarda, ma solo poche notizie tratte dal giornale in edicola e, a volte, dagli inserti settimanali. Per contenere i costi infatti i giornali non si erano dotati di una redazione specifica solo per la pubblicazione on line, ma riversavano sul web gli stessi contenuti del prodotto cartaceo. L’affermazione del giornalismo in internet fu dunque un processo tutt’altro che semplice.
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A
a me sembra che anche adesso non sono stati fatti degli investimenti ragionati sui quotidiani online. sembrano troppo spesso delle trasposizioni della carta stampata o un insieme di gossip.
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C
<br /> Molto probabilmente hai ragione. La questione è piuttosto delicata, poiché gli investimenti possibili provengono il più delle volte dalle pubblicità, creando quelle caratteristiche che purtroppo<br /> corrispondono, ahinoi, ai giornali "spazzatura". <br /> <br /> <br />